Global Bass Online November 2000
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Gracias, Alessandro Arcuri! Attenzione! In questa intervista Jeff Berlin vi forzerà a rivedere ogni cosa che pensavate di sapere su come si studia e si suona il basso! Siete avvisati! Conosciuto non solo come un bassista e compositore spettacolare, Jeff Berlin offre all’intervistatore l’opportunità di parlare con qualcuno che non si tira indietro e ha tutte le intenzioni di dire ciò che pensa. Per nulla uno stupido, mette in chiaro fin dall’inizio che è più che capace ed intenzionato a fornire, per ciò che dice, tutte le prove del caso. Global Bass Magazine è onorato di dare il benvenuto a Jeff Berlin, nell’intervista sul suo nuovo lavoro “In Harmony’s Way”. Prepara il terreno dicendo: Jeff: Io dico sempre ciò che penso, su come s’impara a suonare. Però non lancerò spazzatura su nessuno, personalmente, o su nessun gruppo o scuola. Non è nel mio stile metterla sul personale, perché non è personale ciò che dico circa certi metodi d’insegnamento di oggigiorno. Quelli sono argomenti generali. Ho precise opinioni a riguardo e penso che ci siano un sacco di pessimi consigli musicali, in giro. Sapete che scrivo per BASS PLAYER, no? Global
Bass Magazine: Si. Jeff:
Ok, quindi sapete dei casini che ci sono stati. Penso di essere stato l’unico
a scrivere qualcosa di veramente concreto negli articoli. Ci scrivo cose,
sull’educazione musicale, che secondo me sono inconfutabili. Non sono solo io.
Ci sono un sacco di ottimi musicisti insegnanti che sanno cosa può aiutare ad
imparare a suonare. E ci sono anche cose che NON ti aiuteranno affatto, che però
la gente vuole continuare a fare. Se dici a qualcuno che si è iscritto a
qualcosa di non valido, di solito se la prende personalmente. Per cui ci sono
state alcune persone che si sono arrabbiate perché ho detto che gli impugnatori
per rinforzare i muscoli delle mani non avrebbero affatto migliorato il loro
modo di suonare o la loro musicalità.
GBM: E nemmeno leggere i tarocchi o i
fondi del tè, se è per questo. Jeff: Appunto, è più o meno la stessa cosa. Il fatto è che non c’è nulla di male nelle mani della maggior parte dei musicisti, però questi si esercitano come se ci fosse. A meno che non abbiano uno specifico problema medico per cui debbano usarle, quelle macchinette non servono a suonare meglio, perché suonare il basso non richiede forza nelle mani. Non lo ha mai richiesto. Bisogna avere un tocco più leggero, cosa che da’ automaticamente maggior destrezza. Bisogna suonare con musicalità, con la conoscenza dello strumento e dello stile musicale che si sta suonando, e nulla di tutto ciò richiede forza nelle mani. Nella musica, esercitarsi è essenziale come suonare. Sono cose completamente diverse, dato che suonare è un’esperienza che accade in tempo reale, con la musica suonate spontaneamente, in quel preciso istante; mentre l’esercizio è la valutazione di nuova musica, che il più delle volte non accade in tempo reale. Si fa esercizio non a tempo, in modo da scoprire che note sono e dove sono sul manico; perciò esercitarsi e suonare sono raramente in relazione fra loro. Il risultato è che solo una volta che
avrò assimilato tutte le informazioni potrò suonarle in tempo reale, ed ecco
perché esercitarsi e suonare sono due cose separate. GBM: Non posso non pensare a ciò che hai appena detto; la differenza fra i due elementi e le passate esperienze con i membri dei gruppi con cui ho lavorato, che non hanno mai avuto l’attenzione al dettaglio necessaria per imparare adeguatamente i pezzi. Molto spesso l’unico motivo per cui quei musicisti suonavano era per avere una scusa per andare nei bar e incontrare delle donne. Non hanno obiettivi musicali più alti di quello.
Jeff: è
la ragione per cui ho cominciato! Volevo incontrare le ragazze. Ero come ogni
ragazzo che pensava di mettersi una chitarra attorno al collo e trovare una
ragazzina che dicesse “Hey, sei carino, andiamo da qualche parte”. La musica
ha fatto finire molti di noi a letto con donne altrimenti irraggiungibili.
Voglio dire, hai mai veramente notato come alcuni di noi musicisti siano brutti?
Ringraziamo il cielo per la musica, altrimenti molti di noi sarebbero ancora
vergini.
GBM: Hai una notevole attenzione
sull’esercizio, vero?
Jeff:
Beh, ammetto che non è lo scopo di ognuno condividere i miei metodi
d’esercizio; per quanto mi riguarda io sono un musicista molto attento. Per me
l’esercizio è così importante, nei riguardi della mia vita musicale, che
invecchiando mi ci sono dedicato ancor più di prima, ed i risultati sono stati
grandiosi. Sono convinto che l’esercizio sia
importantissimo e raccomando alle persone di farlo, ma so che molti musicisti
non lo faranno. Quello che succederà, però, è che non applicando i dovuti
metodi necessari per migliorarsi sullo strumento che dicono di amare,
scopriranno che la loro capacità nel suonare sarà fortemente ridotta, e la
loro conoscenza della musica sarà rallentata.
GBM: Così come
le loro opportunità.
Jeff: Si, assolutamente, perché
molti non riusciranno ad avere un contratto discografico e a diventare famosi.
Dato che molti musicisti non diventeranno famosi, penso che rimangano in questa
fottuta industria per il semplice amore della musica, dato che la fama sfuggirà
a molti di essi. Se pensano di rimanere nel campo
musicale per un lungo periodo, e non si prendono il tempo per sviluppare le loro
abilità, non dovranno aspettarsi grandi cose dalla loro musica, se da principio
non ci mettono nulla di grande.
GBM: Dimmi ciò che pensi circa i
metronomi e gli esercizi per sviluppare i propri numeri sullo strumento. Sembra
che tu li contesti e che vada contro l’opinione generale che aiutino a suonare
meglio.
Jeff:
Un metronomo non ti darà un senso del tempo migliore. Gli impugnatori non ti
faranno suonare meglio. Le lezioni per sviluppare la pennata o la tecnica non ti
faranno suonare più veloce. Questi concetti sono supportati da una frazione di
musicisti/scrittori/editori le cui carriere musicali non sono decollata a causa
dell’uso di quei mezzi. Il più delle volte, chi si arrabbia
di più per ciò che dico sono le persone meno esperte. Quando tengo dei seminari vengono
sempre un po’ di persone a cercare di sfidarmi su ciò che penso, il che è
grandioso perché rende l’incontro più interessante per chi ci partecipa. Nel
giro di cinque minuti diventano calmi e pensano a ciò che ho appena mostrato
loro. Vedi, io posso provare ogni cosa che dico. Un articolo bassistico è
un’occasione difficile per affermare qualcosa, dato che non c’è modo di
rispondere spontaneamente a domande che potrebbero sorgere per ciò che ho
scritto. Ad un seminario, però, nessuno se ne va senza essere convinto che ciò
che ho detto abbia un senso, dato che glielo posso provare davanti ai propri
occhi.
GBM: A volte sono gli stessi che
ancora non hanno deciso se lanciarsi nella carriera musicale o continuare a
considerarlo un hobby.
Jeff: Mio padre gioca a golf per
hobby. Non entrerà mai nella P.G.A. ma studia lo stesso il gioco come se
dovesse entrarci. In altre parole studia il putt con la stessa attenzione al
dettaglio che deve averci messo Tiger Woods. Mio padre vuole aver la
soddisfazione di prendere quella piccola pallina bianca e tirarla da un certo
posto ad una piccola buca lontana. Così ricava piacere dalla semplice
esperienza di aver giocato a golf nella maniera corretta. Molti musicisti possiedono chitarre
che non sanno nemmeno suonare! Non sanno accordarle senza un accordatore.
L’industria musicale ha venduto al dettaglio beni per sei miliardi di dollari,
un paio di anni fa. Sai, chitarre, batterie, plettri, corde e amplificatori;
ogni tipo di articolo musicale, e io potrei azzardarmi a dire che molti dei
musicisti che hanno fatto quegli acquisti non sanno nemmeno usare ciò che hanno. Perciò quando dico “Dai ragazzi,
dovete dedicare un po’ di tempo allo strumento che possedete”, non vuol dire
che dobbiate smettere di suonare la musica che amate. Tutti abbiamo iniziato a
suonare perché ci piaceva un certo tipo di musica. Amiamo il rock, il blues, il
jazz, e non dobbiamo smettere di suonare solo perché nel fare esercizio si
affronta la musica in maniera principalmente accademica. Io possiedo la “Player School of
Music” qui a Clearwater, Florida. Facciamo capire ai nostri allievi che quando
entrano qua, vengono per imparare e lavorare su nuovi concetti musicale. Non
vuol dire che debbano gettar via il genere musicale che amano.
GBM: Ti è mai
capitato che qualche critico dicesse che tu affermi tutto ciò solo per
promuovere la tua scuola ed i tuoi affari?
Jeff:
Beh, ho pontificato su questi argomenti da molto tempo prima che la scuola
esistesse, ed è anche per questo che l’ho creata. Lo sapevi che abbiamo quasi
un tasso di miglioramento dei nostri studenti del 100%? Se non migliorassero
affatto sarei costretto a riconsiderare le mie opinioni su come s’insegna a
suonare. Vedi, io sono stato anche un
violinista per dieci anni, ero uno studente classico seriamente preparato. Con
quel background, e notando come i musicisti classici prestano attenzione al loro
strumento ed alle note sulla carta che hanno davanti, mi ha insegnato che
l’elemento pratico della musica è servito al meglio quando viene data
attenzione ai piccoli dettagli. Lo fanno i nostri studenti, a qualsiasi livello
di lettura ed esecuzione – o NON lettura e NON esecuzione – in cui si
trovano. Ecco perché migliorano tutti. L’esercizio può ridurre il tempo di
apprendimento di certe persone anche della metà, che potrebbe voler dire venti
anni, se fatto correttamente.
GBM: Perciò
esattamente, quale credi che sia la “maniera corretta” di fare esercizio?
Jeff: La “maniera corretta” di
fare esercizio consiste nel praticare gli elementi musicali che daranno
sicuramente risultati positivi sul tuo strumento. Dato che la musica è composta
di Armonia, Ritmo e Melodia, è logico dire che come musicisti dovremmo studiare
proprio tali cose. Quello che l’insegnamento fa è
farti imparare le note che esistono nella musica che ti piace; se suono una
triade di Do maggiore le note sono Do Mi e Sol, la stessa triade è presente in
“Jump” dei Van Halen, nella Sonata in Do maggiore di Mozart, e anche nella
colonna sonora di “Papillon”, scritta da Jerry Goldsmith. Tale accordo ha un
nome e una maniera per essere costruito, se non lo conosci come farai ad usarlo? Chiunque leggerà questo articolo non
avrà problemi con la grammatica e le parole in esso contenute, però sarà
anche la prima volta che l’avrà letto. Anche se non ha mai visto prima questa
particolare sequenza di parole, le conoscerà tutte una per una, anche se non le
ha mai viste in questo preciso ordine. L’unica maniera in cui può aver colto
la corretta interpretazione di quello che c’è scritto è conoscendo a priori
il significato di ciascuna parola, prima di introdurla in questo preciso
contesto. Con la musica è lo stesso. Se riesci
a sapere come è fatto un Fa diesis, lo potrai interpretare ogni volta che lo
incontri. Ecco perché imparare a leggere la musica non è così difficile.
Molti musicisti sembrano non saperlo. Senza che nessuno gliel’abbia imposto,
si sono comprati uno strumento per fare della musica, solo che non riescono a
tirarla fuori perché non conoscono le note o sanno dove sono sul manico.
GBM: Tutto questo deve irritare
parecchi musicisti, specie quando dici che non conoscono il loro strumento.
Jeff:
Spesso dei musicisti mi dicono “Come osi affermare che non so suonare!?”. La
cosa quasi mi diverte. Sembra quella barzelletta dello scemo che scippa una
donna. Quando viene arrestato e messo sulla pedana dei confronti per essere
identificato dalla donna, non appena questa si presenta per il confronto lui
balza in avanti e dice “è lei!”. Se scrivo che alcuni musicisti non si
esercitano, ecco che qualcuno mi risponde, quasi urlando nella sua lettera,
“Si che lo faccio!!”, Beh, grandioso! Se lo fai è ovvio che non mi riferivo
a te, perciò datti una calmata. Mi è capitato di avere gente che mi
scrive “Sono sposato e ho dei bambini, ma cosa vuoi da me!?” Ciò che voglio per il gruppo generico
di musicisti che suonano il mio stesso strumento è di riconoscere un fatto
irrefutabile. L’industria della musica non serve a nulla per suonatori
mediocri, eccetto nel caso di gruppi che vendono come la Microsoft. In tali casi
le compagnie discografiche non potrebbero interessarsi meno a come suoni. A
parte questo caso non potrai aspettarti molto dalla tua carriera se non ce la
metti tutta. Vuoi diventare un gran musicista? Allora impegnati! È come dire: “voglio essere un
turnista ma senza far fatica per diventarlo”
BGM: Stai dicendo che in effetti quei musicisti che lavorano solo su
partiture di accordi o intavolature, non stanno facendo molto per la loro
carriera?
Jeff:
L’intavolatura è una enorme stronzata ed ha ritardato la crescita musicale di
un sacco di musicisti. Non è una vera forma musicale, non la vedrai mai ad una
session in studio, o ad un concerto. Non la si incontra mai nel mondo musicale,
in nessuna forma, tranne che nei giornali chitarristici o nelle trascrizioni
degli assoli rock. È un fallimento totale. La si trova in giro solo perché ci
sono musicisti che non hanno voglia di imparare il linguaggio musicale che già
esiste da quattrocento anni. Per essere onesti l’intavolatura è
la versione musicale dell’insegnare ad uno scimpanzé a fare dei trucchetti.
Lo scimpanzé non ha idea di cosa sta facendo, sa solo che se lo fa bene sarà
ricompensato.
GBM: Lo sai,
Jeff, che tutto questo farà un bel po’ rumore…
Jeff:
Malcom X. Martin Luther King. Galileo. Non mi sto paragonando a quelle persone,
sto solo dicendo che non è detto che solo perché sono in minoranza, con le mie
idee, debba essere per forza dalla parte del torto. Loro lo erano? È sempre
scioccante, per la maggioranza, quando qualcuno se ne viene fuori dicendo che
quello in cui loro credono può non essere così significativo come pensavano.
GBM: Cosa ne pensi dell’arte
musicale?
Jeff: C’era un bassista, nella
band di Frank Zappa, dopo che mi licenziarono, che, da quel che ho capito, era
solito spalmarsi della maionese sul petto prima di ogni concerto. Per essere
onesto io appoggio questa scelta, come scelta d’arte, al 100%. E non sto
scherzando. La appoggio perché ha compiuto un’azione che pensava fosse
artistica e giusta da fare. Non è la MIA scelta su ciò che rappresenta
l’arte, ma è proprio qui che l’arte stessa diventa una cosa soggettiva. In
tali casi sono il tipo più liberale della terra, perché nessuno dovrebbe
decidere cos’è o cosa non è arte. Nel momento in cui, però, decideranno
di fare un video sulla “tecnica della maionese”, ecco che scriverò un
articolo su che massa di imbecilli ci sia, pronta a seguire questa nuova moda di
insegnamento assurda. Io ho sempre separato l’educazione dall’arte, cosa che
molti musicisti non hanno mai capito, dato che non hanno mai veramente letto ciò
che ho scritto.
GBM: Cosa speri di fornire a chi ti
legge da casa e ai bassisti che non hanno immediato accesso alla tua scuola, per
utilizzare al meglio il loro esercizio?
Jeff:
Il mio primo consiglio è di trovare il miglior insegnante possibile. Potrebbe
essere un pianista, dato che i pianisti leggono sia la chiave di basso che di
violino. Non devi necessariamente andare dal miglior bassista della tua città,
perché potrebbe non essere così bravo come pensi, inoltre un buon musicista
non è detto che sia un buon insegnante. Vai dal musicista che conosce la
musica e che può trasmettertene la conoscenza.
GBM: Cosa ne
pensi di quelli che, durante gli anni, vanno da più di un insegnante, così da
avere diversi approcci alla musica?
Jeff:
Va benissimo, ma se ti dovesse capitare di incontrare un insegnante che, una
volta entrato nella stanza, ti chiedesse “cosa vuoi imparare, oggi?”, il mio
consiglio è quello di andarsene. Non è tuo compito sapere cosa devi imparare,
perciò chiunque faccia tale domanda sta, a mio parere, fornendo un cattivo
servizio allo studente. Ciò che serve è un insegnante con un
repertorio di lezioni. Un insegnante capace di sentirti suonare e decidere le
cose migliori da fare, al fine di farti migliorare.
GBM: Una volta
hai rilasciato la controversa dichiarazione che studiare rock con un insegnante,
in una scuola di musica è uno spreco di tempo. Spiegaci, per favore.
Jeff: Ogni musicista rock che
conosco e che ha avuto successo ha imparato la propria arte suonando nei club,
nei garage e nelle cantine. Scommetterei qualsiasi cosa che nessuno potrà mai
farmi una lista con dieci persone famose nel rock and roll, in passato o tuttora,
che siano andate a scuola per imparare il rock e ne siano venute fuori con
successo. So che Steve Vai è andato a Berklee,
ma non ci è andato per imparare il rock, e neppure Paul Gilbert, che è andato
al MI. Ci sono andati per studiare musica, non rock, e questo è il motivo per
cui è quasi impossibile fare il nome di dieci musicisti rock che ce l’abbiano
fatta, anche in parte, grazie a studi accademici. Dal momento che ritengo difficile
individuare dieci musicisti rock con un’educazione accademica in tal senso,
ecco perchè dico che il sistema educativo del rock, con tutti i video,
trascrizioni di assoli con l’intavolatura, sia un fallimento e debba essere
abbandonato. Se l’industria farmaceutica avesse avuto lo stesso successo coi
suoi pazienti che ha avuto l’industria del rock coi suoi clienti, la medicina
moderna avrebbe già chiuso anni fa!
GBM: E a proposito delle lezioni di
slap?
Jeff: Lo stesso si può dire degli
insegnamenti sullo slap. Secondo me non funziona. Praticamente ogni famoso
“slapper” ha imparato tale tecnica facendola di continuo, esercitandosi da
solo, seguendo i dischi. Di nuovo, provate a fare un lista di
dieci musicisti famosi che abbiano sviluppato la loro abilità nello slap anche
in parte, seguendo qualche programma accademico o con un corso organizzato.
Secondo me quelle lezioni sono senza senso esattamente quanto i video. Anche se
uno di quei video ti diverte per una sera non penso proprio che abbia dato
benefici a qualcuno, in termini musicali o di carriera. La maggior parte, se non
tutti i famosi “slappers”, hanno ottenuto ciò che hanno ottenuto a modo
loro, perciò anche l’insegnamento accademico dello slap è un fallimento e
andrebbe abbandonato. Ed ecco un’ultima cosa, occhio!
Andresti mai da un dottore che ha studiato medicina con la stessa attenzione al
dettaglio che molti musicisti hanno messo nella musica? Qui sta la risposta su
quanto tu stesso ti eserciti.
GBM: Un sacco di
musicisti afferma: “non so leggere la musica, proprio non ci capisco nulla,
non ci cavo nulla”. Cosa ne pensi? Che quella persona sta sbagliando, che è
solo una questione di attitudine o che hanno l’insegnante sbagliato?
Dovrebbero provare ad imparare da soli?
Jeff: Imparare da soli a leggere
la musica è difficile. Conosco pochissime persone che l’hanno fatto. Un buon
insegnante è insostituibile, ti potrebbe insegnare a leggere in dieci settimane.
Non è una balla e nemmeno una sfida, è un fatto. La ragione sta nel fatto che
non mi aspetto che uno attacchi una sinfonia, ma che legga poche note in
differenti variazioni. Se riesci a leggere diverse note in
svariate maniere entro quattro settimane demistificherai il terrore che hai
delle note e del ritmo. Le successive sei settimane sarebbero più divertenti e
più facili; vedrai che non è affatto terribile e che non c’è nulla di
spaventoso o impossibile. Bisogna solo impararlo nel modo giusto.
GBM: Perciò è
solo una questione di aver paura.
Jeff:
Oh, si, dovresti vedere certe facce quando mi siedo a leggere la musica con
qualcuno per la prima volta. Neanche andassero alla sedia elettrica. Ecco qualcosa che condivido al 100%.
Ti è permesso fare degli errori, nella musica; ti è permesso sbagliare mentre
ti eserciti. Anzi è sicuro che sbaglierai. Nella religione ebraica, durante il
trapasso, si mette fuori una sedia vuota per Elia. Io aggiungo di mettere una
sedia anche per il “signor Errore”, perché verrà anche lui. Garantito.
Anzi lasciategli anche un po’ da mangiare. Farai degli errori, succederà. Perciò
quando succederà che problema c’è?. Cosa c’è che non va nello sbagliare?
Gli errori sono fonte di gioia e sai perché? Perché così sai ESATTAMENTE cosa
sistemare. E quanti pochi musicisti riescono ad affermare ciò. C’è un’intera nazione di
musicisti che suonano in continuazione, sbagliano e non sanno cosa sistemare. Io
lo capirei esattamente dopo averli ascoltati per cinque minuti.
GBM: E come
procederesti?
Jeff:
Come insegnante, la prima cosa che farei è diminuire la quantità di compiti
che devono fare. Io non do dieci pagine di compiti ad un musicista in difficoltà,
glie ne do due battute. Voglio che torni dicendomi “hey, mi sono stufato!”.
Quando sento tutto ciò me la rido e penso: “sei stufo eh? Due settimane fa
eri praticamente in lacrime, spaventato a morte, da questa roba!”. Ora vengono da me a chidermi “quando
mi dai altro materiale da leggere?” è meraviglioso,
da vedere.
GBM: Alla Player School of Music
offrite un corso intensivo di una settimana, a Settembre. Lo farete ancora,
quest’anno?
Jeff: Dal 12 al 15 Marzo 2000.
Volevamo farlo in settembre ma in quel periodo stavo registrando il mio ultimo
disco.
GBM: Si, non puoi essere ovunque, e
inoltre tu preferisci un approcio pratico nel fare le cose, scuola compresa.
Jeff: Si, non mi piace l’idea
che la gente arrivi e non mi trovi. Sono un insegnante pratico, come tutti gli
insegnanti qui. Andremo a bussare alla porta dei chitarristi e dei batteristi a
dire “faccelo risentire”, “sei sicuro che lo stai facendo giusto?”,
vogliamo essere coinvolti nello sviluppo degli studenti. è
una cosa in cu io credo veramente.
GBM: Una delle
cose di cui ci hai parlato è il tuo regime d’esercizio molto intensivo. Ci
puoi spiegare?
Jeff: Mi sto esercitando da due o
tre mesi, anzi in realtà di più. Ha acquistato intensità. Si avvicina ai sei
- otto mesi di duro esercizio. Circa sei o sette giorni alla settimana. Ho
studiato dal libro di David Liebman, che ora è praticamente la mia bibbia. Si
chiama “Approccio Cromatico alla Melodia e Armonia Jazz” ['A Chromatic
Approach to Jazz Harmony and Melody'], pubblicato dalla Advance Music, è la mia
bibbia. è il metodo di studi
avanzati più provocatorio e musicalmente stimolante cha abbia mai incontrato.
GBM: Quindi per te è una sfida.
Jeff: Mi sfida perfino a quando
sono a letto. Non riesco a spegnere il cervello! Penso a tutti quegli esercizi;
sto anche facendo un sacco di trascrizioni. Sono un grosso fan di Pat Metheny;
quando suona Jazz penso sia uno dei migliori chitarristi mai vissuti. Un talento
fenomenale. Ho sempre desiderato essere libero, sul mio strumento, in una
maniera che molti bassisti non hanno mai avuto. Una delle maniere per farlo è
trascrivere gli assoli di Pat. Ho trascritto degli assoli di Michael Brecker, ho
quelcosa di Hubert Laws, ho qualcosa di Pat Martino, che è un chitarrista jazz
molto “interno”. è
incredibile
GBM: Cosa vuoi
dire con “interno”?
Jeff: Siona molto all’interno
della tonalità in cui si trova. Se sei in Do maggiore, lui non suonerà in Si.
Brecker lo fa. Io ho suonato con Pat Martino. Quando
ero giovane i miei compagni di jam erano Pat Metheny, John Scofield, Bill
Frisell e Mike Stern. Stern ed io eravamo vicini e studiavamo col grande
insegnante Charlie Banacos. Confrontavamo le note e suonavamo tutto il tempo.
Oggigiorno sono completamente assorbito dal suonare assoli e studiare il libro
di Liebman, ed anche suonare ciò che ho trascritto di Cannonball Adderley. Sono impegnato con della musica che
non è stata concepita per il basso. Il nostro è uno strumento molto simmetrico.
Sai, la simmetria Mi - La - Re - Sol, che per essere onesti è piuttosto
limitante. Abbiamo la tendenza a suonare diatonicamente. Ho scoperto che forzandomi in contesti non diatonici suono dei soli come nessun altro bassista suonerebbe.
GBM: Quindi come eviti le linee di
basso simmetriche?
Jeff: Suonando più piano degli
originali, dato che certa musica su cui mi esercito è particolarmente difficile
sul basso. Potrei cominciare suonando due o quattro battute in dodici tonalità
per volta. Prenderei Pat Martino e suonerei (N.d.E. Jeff mette giù il
telefono, prende il basso e dice): Pat Martino è facile perché suona “all’interno”,
puoi sentire la tonalità. Come un Do settima, farebbe una linea che ora
ripropongo più lenta per otto battute (Jeff comincia a suonare una frase
che sembra esattamente quello che farebbe un chitarrista jazz, con la stessa
leggerezza di tocco ed allegra ballabilità che conosciamo tutti da anni).
Jeff: Quindi rifarei il tutto in
tonalità di Fa, quindi Si bemolle, Mi bemolle, La bemolle e Re bemolle e dopo
un po’... (N.d.E. Jeff comincia a muoversi con le frasi attraverso le
tonalità, sempre più veloce, finché realizziamo che la cosa è completamente
diversa da ciò che ci si aspetterebbe da un bassista. Il tutto è semplicemente
una parte di chitarra suonata un’ottava più bassa!)
Jeff: Ora sto cominciando a
lavorare su queste cose sempre più veloce, perché all’inizio ho cominciato
molto lentamente, perciò ora ne sto facendo un sacco. Volete che suoni ancora? (Si,
sta a vedere che rifiuto l’offerta di sentire Jeff Berlin suonare!) Beh, ho
anche queste parti di Michael Brecker che sono veramente difficili. Ce ne ho una
che sto studiando da un paio di mesi ed ancora non riesco a farla. Ho intenzione
di continuare, è come cercare l’oro, bisogna continuare a scavare. (Jeff
inizia una frase e si impapera un po’. Ride e dice:) che vi avevo detto?
Ecco il Signor Errore! (Comincia a sparare fuori un pezzo che darebbe dei
grattacapi a uno studente del dodicesimo anno di pianoforte, suonando cose che
non mi sarei mai aspettato. Poi come se mi leggesse nel pensiero si rifà
sentire) Ragazzi non avrei mai pensato a queste tonalità!
GBM: Quindi la gente dirà “che
uomo eccezionale, cha maniera di suonare eccezionale”, cosa che, nonostante
sia vera, non farà venir loro in mente che stai usando queste strane tonalità
come punto di partenza per una nuova forma di espressione sul basso.
Jeff:
Nel mettermi in “Brecker-landia” mi trovo costretto a consderare prima la
musica, e poi ad usare il basso come veicolo per ciò che so. La musica viene
sempre prima, lo strumento per secondo. Armonicamente quei tizi (i Martino, i
Brecker, Pat Metheny) sono musicisti migliori di me. Oh, ho trovato delle cose
totalmente uniche, per il basso; ho sempre pensato che ci sia qualcosa, in
questo strumento, che va al di la del fretless e delle armoniche. Perciò molte
persone non si sono spinte oltre ciò che Jaco ha dato come contributo.
GBM: Sembrano bloccate su di lui, no?
Jeff:
A me sembra ovvio, e dal tuo commento, direi anche a te. Ma se suggerisci ad un
suonatore di basso fretless che quello che sta suonando lo piazza diritto nella
massa dei cloni di Jaco, preparati a scappare. A certa gente non piace sentirsi
dire che la propria carriera è basata sui contributi musicali di un’altra
persona.
GBM: Uno non può che pensare, senza
voler mettere nulla in bocca a Jaco, che magari si starà chiedendo quando mai
andremo avanti.
Jeff:
A jaco dava fastidio che così tanti musicisti usassero il suo stile e ci
costruissero sopra le loro carriere. Non era emozionato dalla smaccata
imitazione del suo stile. Me l’ha detto Metheny anni fa. Fino ad oggi i suonatori di fretless glissano gli armonici, fanno accordi ed armonici...
GBM: Sempre la solita minestra.
Jeff:
è difficile essere diversi sul
proprio strumento, ci vogliono anni di dedizione; e come si fa? Negandosi
l’accesso al modo di suonare di qualcun’altro, a meno che tu non sia un
novellino che si è appena messo sullo strumento. In questo caso è un’ottima
idea imitare lo stile di altri musicisti, basta non rimanerci attaccati troppo a
lungo. Anni fa Keith Jarret mi ha raccontato
questa storia. Non gli era mai piaciuto suonare con bassisti elettrici, ma una
sera mi diede un passaggio a casa, dopo un concerto a New York, in cui entrambi
avevamo suonato. Lui in un gruppo ed io in un altro, comunque. Miles era forse
uno dei migliori suonatori di ballads fra i jazzisti; in quel senso era
fenomenale; poi un giorno ha smesso di suonarle. Keith gli ha chiesto perché lo
avesse fatto e Miles gli ha risposto “ho smesso di suonarle perché le amo
tantissimo.” Si era sentito in una situazione in
cui non poteva più crescere, perciò si è negato l’accesso ad uno stile in
cui si sentiva a suo agio, per poter sfidare se stesso in altri stili in cui non
lo era. All’epoca, con Miles, suonava Herbie
Hancock. Una sera Miles gli ha detto: “su questo pezzo suona solo queste tre o
quattro note”. Herbie gli ha risposto “ma cosa stai dicendo, sono strane,
non ci stanno!” Ma Miles gli ha detto “tu suonale e basta”. Quando hanno suonato il pezzo Herbie
ha cominciato a fare quelle strane note durante l’assolo di Miles, il quale si
è agitato fisicamente nel suonare la tromba, cercando di trovare una strada in
quella musica. La sera successiva hanno suonato lo stesso pezzo, con le stesse
quattro strane note, con Herbie che riproponeva la stessa armonia. Miles era
molto meno stressato e nella terza serata non si muoveva neppure; se ne stava li
a suonare la sua musica, avendo trovato una strada. La sfida, per Miles, era di
fare qualcosa che lo avrebbe costretto a svegliarsi per arrivarci. Ciò lo
avrebbe costretto a diventare, a cercare qualcosa che per lui non fosse naturale.
Era una cosa che voleva disperatamente. Anch’io voglio tutto questo
disperatamente. Non sono nella categoria di Miles, ma lo desidero disperatamente.
Vedi, io mi esercito per me stesso, non mi esercito per essere un miglior
intrattenitore sul mio strumento, mai. Però mi sono esercitato per me stesso,
cosicché quando suono sono in grado di invitare la gente a condividere
l’esperienza con me. In tal modo mi sento il miglior intrattenitore, dato che
sto dando il massimo di ciò che posso dare. Ciò che do è ciò che ho. Secondo
me la musica è un’arte egoista. Picasso era un artista egoista, ciononostante
invitava altra gente a condividere l’esperienza. Miles era un artista egoista
ma invitava gli altri a condividere l’esperienza.
GBM: Pensi che un’artista dia il
meglio quando può permettersi di essere egoista, in tal senso?
Jeff:
Si, penso di si! Hai anche bisogno di divertimento, non dico che non sia al
100%, però è questa la ragione per cui mi esercito. è da parecchio che sono in grado di suonare qualsiasi
concerto mi si presenti l’occasione di fare, perciò non studio per il
concerto in se, ormai da anni. Mi esercito, anzi, per quel qualcosa che per poco
mi manca. Quel qualcosa che cerco è la gioia della musica; ogni giorno mi ci
avvicino un po’. Un giorno posso arrivarci per qualche ora, quindi me ne
abituo ed improvvisamente non ne sono più contento, ma la gioia della musica
sta nel fatto che l’indomani puoi sempre farlo un po’ diversamente ed un po’
meglio.
GBM: Ho sentito che Allan Holdsworth
è uno che non è mai soddisfatto di come suona. è
sempre alla ricerca di un obiettivo più alto. Diresti che la ragione è
la stessa?
Jeff:
Direi di si. Abbiamo fatto un concerto, anni fa, in cui ci hanno dato un camper
Winnabago come camerino, ed eravamo li a chiacchierare dopo una serata, e non
riuscivamo a trovare Allan. Ho cercato in giro ed ho visto la porta del bagno
socchiusa. L’ho aperta e l’ho trovato, tutto solo in quel bagno, con la
testa in un angolo. Stava così male per come aveva suonato quella sera, anche
se la gente era impazzita per lui. Capisco cosa stesse passando perché nessuno
sente ciò che sente lui. Non è che avesse suonato male, non deluderebbe mai
gli ascoltatori; come potrebbe un tipo incredibile come lui? Non lo farà mai,
è probabilmente uno fra i più incredibili chitarristi mai vissuti e
ciononostante è estremamente esigente con se stesso. Ecco perché certa gente non capirà
mai perché ciancio così tanto. è perché
vorrei che la gente soffrisse un po’ di più per la propria arte, vorrei che
pagassero un prezzo, che rinunciassero a qualcosa per la loro arte. Vorrei che
sacrificassero tempo, amici, famiglia, salute (non sto parlando letteralmente,
adesso, vorrei solo che pagassero un qualcosa per l’arte). In Rocky II Adrian va in coma; lui
stava per battersi ancora con Apollo Creed ma non voleva allenarsi perché
aspettava che sua moglie uscisse dal coma. L’incontro si avvicinava sempre più
e Mickey, l’allenatore gli dice: “Rocky, per batterti per quarantacinque
minuti dovresti allenarti per quarantacinquemila!” Certo, è un film, però è un buon
esempio. Per suonare un pezzo jazz di trentadue battute, per suonare
decentemente un blues di dodici battute, dovresti allenarti per dodicimila ore.
C’è realtà in tutto ciò.
GBM: Puoi dirci qualcosa del nuovo
basso Dean che usi?
Jeff:
è il miglior basso che abbia mai
suonato, meglio anche del Palaedium, perché il manico è sempre un tantino più
spesso. Ha una “action” bassissima. Ce ne sono tre versioni, il Jeff
Berlin Basic, lo Standard e l’Exotic. Sullo Standard e sull’Exotic i
magneti sono di Bill Bartolini. Siamo amici da venticinque anni e ho sempre
pensato che facesse i migliori magneti, fine della storia. I migliori magneti
che abbia mai usato sono i Bartolini. Uso corde Carl Thompson, ed anche con Carl ci conosciamo da venticinque anni.
GBM: è
un lungo periodo, senza mai provare altre corde.
Jeff:
Ne ho provate altre, durante questi venticinque anni. Ogni anno al N.A.M.M. i
marchi di diverse corde mi offrono dei campioni, che io provo per curiosità.
Però devo confessare che le corde migliori che mai abbia messo sui miei bassi
sono e resteranno le Carl Thompson. per qualche ragione che non so spiegare, il
mio suono, il mio approccio il mio “feel” sono strettamente legati a queste
corde, sono le migliori che abbia mai suonato.
GBM: Rimangono “vive” abbastanza
a lungo?
Jeff:
Per mesi, ed è questa la cosa divertente. Io vivo in Florida e da quelle parti
tutto diventa umido.
GBM: Hai mai pensato di farti
coinvolgere dai bassi a cinque, sei, sette corde?
Jeff:
No, e credo che mai lo farò. Comunque un bassista che vuole essere di supporto
potrebbe aver bisogno della corda del Si grave, ora che sembra quasi sia uno
standard industriale. Sto cercando nuove cose sul quattro
corde. Sul mio nuovo disco ho trovato alcuni modi per farlo. Vuoi sentire
qualcosa? Spegni il registratore. (Arrghh! Non lo biasimo. L’album è
nuovo e non è ancora uscito, ma mi sarebbe piaciuto poterlo ascoltare ancora ed
ancora. Ha eseguito una linea percussiva così incredibilmente animata che era
ipnotizzante)
Jeff:
Ho trovato una maniera di suonare percussivamente, perciò ho scritto un pezzo
chiamato “Runaway Train”. Ha questo incredibile suono sferragliante, mai
ottenuto da un basso, per quel che ne so. é
semplicemente un ostinato, ma è tecnicamente difficile. Ora lo
padroneggio e non devo più pensarci, è una maniera particolare di suonare che
sembra slap ma non si usa il pollice.
GBM: è
qualcosa che, una volta uscito l’album, potrai incorporare nelle lezioni alla
Player School of Music?
Jeff:
No, perché non è che ai musicisti servirà a qualcosa sapere come ho
“fatto quella linea di basso”. comunque la dimostrerò per divertimento.
Potrei venire a casa tua, guardare la partita in TV, prendere il tuo basso e
mostrarti qualcosa, però no, non la incorporerò nel curriculum della Player
School, perché non serve a niente, allo studente, sapere “come l’ho fatta”.
GBM: Come dicevi prima per la tecnica
dello slap, non gli darebbe un beneficio professionale. Però avrai un sacco di
gente che ti tampinerà, che vorrà sapere come fai!
Jeff:
Ed io glie lo mostrerò! Io non mi tiro mai indietro, per che ragione, poi?
Perché non suonino come me? Provateci! Fatelo! Solo smettete dopo un po’, così
non vi paragoneranno a me. Sono molto disinteressato nel fornire informazioni.
Qualsiasi cosa vogliate sapere io ve la mostrerò; non cambierà certo la mia
carriera. Vi mostrerò qualsiasi cosa, solo che non vi farò pagare, ecco
qual’è il punto.
GBM: Perciò se frequentassi la tua
scuola scoprirei che tu passeresti lo stesso tempo a farmi disimparare vecchie
abitudini e a farmene imparare delle nuove?
Jeff:
Certo! E spero che anche questa intervista lo abbia fatto, in qualche modo. Sai
chi era Huey P. Long? Era il governatore della Louisiana all’inizio del
ventesimo secolo. Era un tipo brusco, ma ha fatto cose interessanti, una delle
quali è stata trascinare a forza lo stato della Louisiana nel ventesimo secolo.
GBM: Sei molto
sicuro delle tue opinioni, vero?
Jeff: Quando
qualcuno va controcorrente viene visto come uno che dice cose forti.
Malcom X ha detto che ai neri doveva esser dato rispetto come persone, e che
avrebbero dovuto ottenerlo “con ogni mezzo necessario”. Trent’anni fa
questa dichiarazione gettò nel panico la maggior parte dei bianchi. Oggi la si
trova stampata sulle magliette e nessuno ci fa più caso. Una nuova era, un
nuovo modo di pensare. Oggi ciò porta un certo numero di persone a combattere
per i propri diritti. Come ho detto prima, andare contro la maggioranza non vuol
dire che io abbia torto; certo, i miei commenti sembrano forti, sono diretti in
faccia alla maggioranza, che obietta con ciò che dico. Dovremo solo aspettare
un po’ di tempo per vedere chi aveva ragione. Aspettiamo finché chi mi
critica raggiunga i quaranta o i cinquant’anni e si trovi a raccogliere i
frutti di come ha investito la propria carriera musicale. Allora, la gente leggerà tutto ciò?
Non so se lo stamperete tutto, è una specie di cosa ad ampio respiro, è stata
una lunga intervista. Ragazzi, riesco veramente a dilungarmi...
GBM: Ne è valsa
ogni parola ed ogni minuto! Aspettate la nuova uscita discografica di Jeff all’inizio dell’anno prossimo. Questa intervista ha passato in rassegna un sacco di argomenti, e sono state dette cose che scuoteranno un po’ gli animi, ma si spera che fosse sua intenzione, di farvi pensare e mettere in discussione la vostra maniera di fare le cose, compreso fare esercizio ed il gran dono che si ottiene quando di sa leggere la musica. Ed anche le porte che si apriranno e le opportunità che ciò vi porterà. Potete contattare Jeff alla Player School presso: (727) 725 - 1445 Potete avere altre informazioni sul Jeff Berlin Dean Signature Bass a: Alessandro Arcuri
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