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Mark King in Italian

 

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Gracias, Alessandro Arcuri!

Quando si sente il nome dei Level 42, la prima cosa che salta in mente è l’immagine di Mark King, il suo massiccio basso JD imbracciato quasi sotto il mento, il pollice dritto che va come un martello pneumatico e che spara mitragliate di note, mentre lui sorride come il gatto del Cheshire.

La prima canzone che, ovviamente, torna alla memoria è “Lessons in love”. Ricordate il suo classico intro? Quel pezzo ha incredibilmente raggiunto il primo posto in classifica in diciassette paesi anche se, sorprendentemente, non è riuscito a guadagnarsi l’ambita posizione nel paese d’origine della band, il Regno Unito, dove ha raggiunto il terzo posto.

Nonostante non siano mai riusciti a piazzare un singolo al primo posto delle classifiche britanniche, i Level 42 hanno avuto una notevole storia di successi. Nella loro carriera di quattordici anni hanno accumulato ben ventinove singoli nelle classifiche inglesi, vendendo oltre trenta milioni di dischi. Il loro ultimo singolo “Love in a peaceful world” ha raggiunto la rispettabile posizione N° 31, nell’Agosto del ’94.

Recentemente ho parlato con Mark King, per sapere cosa ha fatto dopo lo scioglimento del gruppo, interessato a sapere del perchè della rottura; ho iniziato, però, la chiacchierata chiedendogli quali fossero le sue influenze iniziali.

Mark: Ho iniziato a suonare il basso nel ’79, più o meno quando i Level 42 avevano cominciato a fare delle jam. In realtà volevo diventare un batterista, ma il destino ha una maniera curiosa di far girare le cose e così le mie influenze non sono state solo bassistiche, ma sono venute anche da musicisti come Billy Cobham, John McLaughlin, Lenny White, Stan Clarke, Chick Corea, Herbie Hancock, quindi tutti i grossi nomi che Mile Davis ha portato alla ribalta alla fine degli anni ’60 e nei primi ’70.

Perciò, ritornando alla questione iniziale, perchè il level 42 han deciso di smetterla, nel 1994?

M.K.: Abbiamo avuto un enorme successo, però la musica, per sua stessa natura, si evolve continuamente. I Level 42, in realtà, non lo hanno fatto per un po’ di anni... perciò alla fine mi è sembrato come se una band degli ’80 avesse esaurito il suo periodo di benvenuto.

A seguito della rottura Mark si è preso l’intero 1995 come periodo di riposo, per godersi il ruolo di padre di famiglia, nella sua casa sull’Isola di Wight. Poco dopo ha venduto la sua tipica villona da rockstar, con studio incorporato, trasferendosi in una casa più piccola, sempre nella stessa isola. Circa in tale periodo Mark ha cominciato a considerare una nuova direzione da dare alla sua carriera.

M.K.: Beh, stavo cercando un qualche ruolo nell’industria musicale. Che si deve fare? Scrivo pezzi, fra le altre cose, perciò ho pensato di scrivere canzoni per artisti che mi piacevano. Non ho mai avuto le palle per contattarli e proporgli il materiale che avevo, che perciò ha cominciato ad accumularsi! Quindi ho ricevuto una telefonata dall’editore della Warner Chappell, hanno ascoltato i pezzi e mi hanno introdotto alla Eagle Records.

Quelli della Eagle hanno apprezzato il materiale e Mark si è presto ritrovato con un contratto per un disco solista. “One man” è in realtà il suo secondo album solo, dato che nel 1984 ha pubblicato “Influences”. Tristemente il pubblico e la stampa ha reagito con quella che Mark stesso definisce “una strabiliante indifferenza”, nei confronti sia dell’album che del singolo “Bitter moon”.

M.K.: Sembra che non abbia imparato che ciò che mi ha portato da qualche parte, all’inizio, sia una totale fiducia nella mia abilità. -riflette Mark- Nel momento in cui inviti qualcuno a seguire le tue stesse orme ti comprometti e, chiaramente, la colpa è tua!

L’album successivo è stata un’uscita indipendente,“Trash1”, decritto come una raccolta di pezzi “mai finiti o usati”. Ho chiesto a Mark perchè avesse deciso di far uscire un album così.

Avere scaffali pieni di roba mista che risaliva fino a vent’anni prima mi ha condotto a mettere un messaggio in internet, offrendo a qualche fan sfegatato la possibilità di ascoltare alcune cose che altrimenti non avrebbero mai visto la luce del giorno.

Dando un’occhiata al sito web di Mark si nota che il 1999 è stato un anno piuttosto movimentato, con un tour che ha toccato la Gran Bretagna, la Scandinavia, la Germania, l’Austria, la Svizzera e la Spagna. Sembra un sacco di lavoro, ma Mark non è d’accordo.

M.K.: Ho avuto un po’ di bravi compagni, con me - mio fratello Nathan, Lyndon Connah (un artista torturato, se mai ce n’è stato uno) e Trevor Smith (che ha ceduto alla tentazione di avere una paga fissa), inoltre un buon staff ha reso la scampagnata europea un bell’affare! Amo suonare dal vivo, è farsi il culo per tirare su il tutto che comincia a pesare un po’, alla mia età!

Insieme a Lyndon e Nathan, Mark sta ora lavorando con Gary Husband - “Hubbo” è il miglior musicista con cui abbia mai lavorato, e forse il migliore con cui mai lavorerò, ed io ho suonato veramente tanto! Quindi cosa può aspettarsi di sentire, uno che vada ad un tipico concerto della Mark King Band?

Temo che non ci siano concerti “tipici”, però ora come ora stiamo andando veramente forte! Ho chiesto al sito web di fornire suggerimenti sui pezzi che i Level 42 non hanno mai suonato dal vivo ma che si sarebbero voluti sentire (e i risultati sono stati una lezione!), Perciò ho accettato i consigli ed il risultato è stato molto bello.1

La band ha chiuso il 1999 con sette sere di fila al Ronnie Scott’s Jazz Club di Birmingham, un palcoscenico veramente prestigioso, seguite da altre cinque date al Jazz Cafè di Camden Town, a Londra. Il tutto ha portato all’uscita più recente “Live at the Jazz Cafè”. Quanto di tutto ciò ha soddisfatto Mark?

E’ stato come doveva essere! Suonare dal vivo può essere traumatico dal punto di vista dei musicisti, e tutti abbiamo avuto l’impressione che avremmo potuto far meglio. In realtà è che eravamo come eravamo in quel preciso istante! - E’ musica dal vivo, no?

Quindi Mark è contento di vendere i suoi album indipendentemente, attraverso il suo sito web, e sembra che la cosa funzioni, come lui stesso spiega.

Il problema di usare l’internet come via per vendere i dischi, per un artista sconosciuto può essere: Come diavolo fai a far si che la gente venga a cercarti se nessuno ti ha mai sentito? Oh no! Con le compagnie discografiche, giovanotto! ...Per quanto mi riguarda ho il beneficio di un’attività passata, perciò la gente che cerca roba sui Level 42 finirà per trovare anche ciò che ho fatto finora e, si... funziona alla grande!1

Adesso è ora di affrontare la parte che tutti aspettavamo, un’occhiata all’equipaggiamento di Mark. Ai tempi dei Level 42 Mark si vedeva sempre con uno di quei massicci bassi JD o Alembic. Ho notato che oggi lo si vede spesso suonare con i Fender Jazz, ma mi ha subito fatto notare che sono dei modelli custom di Bernie Goodfellow.

Ora come ora sto usando un paio di bassi GB, fatti da Bernie Goodfellow. La coppia di strumenti che usavo prima erano più sullo stile Fender, quelli nuovi, però, sono più... beh, sono semplicemente “di più”, davvero! Hanno il manico che attraversa il corpo, cosa che ho sempre preferito, e la circuitazione che fa Bernie è favolosa. Le lucette sul manico impazziscono quando suono veloce, però Bernie dice sono fatte apposta così!

Dato che siamo in argomento di Fender Jazz, alcuni anni fa Mark ha tolto i tasti, da solo, ad un Moon Jazz, cosa che chiunque non fosse un liutaio non farebbe, se non con un certo nervosismo, ma Mark c’è riuscito.

Non saprei circa il fatto di non essere un liutaio, penso di essere Metodista... ad ogni modo la rimozione dei tasti è andata bene, mi serviva un fretless - che dovevo fare?

Per quanto concerne l’amplificazione, Mark è apparso spesso nelle pubblicità degli amplificatori Ashdown, nell’ultimo anno, mostrando un enorme combo 8x10 che hanno costruito apposta per lui. Pensavo che ci fosse sotto un contratto di sponsorizzaione, ma Mark mi ha corretto in fretta (di nuovo!).

Non ho sponsorizzazioni con nessuna marca e MAI le ho avute! Ho usato diverse marche di equipaggiamento, nel corso degli anni, ma ho sempre messo in chiaro coi costruttori che non avrei mai firmato contratti d’esclusiva, e mai l’ho fatto! Esercito il mio diritto di usare ciò che voglio e quando voglio. Detto ciò, Mark Gooday della Ashdown è un mio vecchio amico fin dai giorni in cui usavo Trace Elliot, e quando sono andato alla ricerca di un suono differente per il materiale di “One man”, se n’è venuto fuori con il sistema Ashdown, che è risultato perfetto! Ha un gran suono caldo nel registro grave, però eccomi qua un anno dopo che sto già provando un sistema della Eden, grazie al Bass Centre (Saluti a Barry ed Alex)1

Il suono di Mark è sempre stato libero da effetti, “Pero - dice - sono tentato di ritornare ad usare un paio di vecchi delay E1010 - delle vecchie unità a nastro Yamaha - per due pezzi sui quali li avevo usati in origine.

Per finire ho chiesto a Mark quali fossero i suoi piani per l’immediato futuro.

Sto filmando l’ultimo tour, perchè voglio poter offrire un live video dal mio sito; non posso andare in tutti i luoghi del pianeta in cui vorrei arrivare, e questo è il modo migliore per far arrivare la roba ai chi non può venire ai concerti! Sta arrivando anche “Trash 2” ...e... e... ed è quì che dobbiamo lasciare la storia di mark King, per ora. Dai giorni inebrianti degli anni ’80, in cui si sentivano i Level 42 pompare da dietro i finestrini scuri di ogni Ford Escort XR3i bianca, Mark sembra sulla buona strada di una reinvenzione di se stesso, come un musicista più serio e maturo.

Alessandro Arcuri

Potete contattare il nostro traduttore italiano all'indirizzo

 

 

 

 

                                  

                                       

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Last modified: June 16, 2009